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LA CASA: DA BENE A SERVIZIO. IL MICRO-LIVING E LE NUOVE RISPOSTE ALLE ESIGENZE DI UNA SOCIETA' CHE CAMBIA.

Il settore residenziale è senza dubbio il motore del mondo immobiliare che, a dispetto dell’espressione, è in continua evoluzione e alla costante ricerca di soluzioni diverse e innovative.

Che il modo di concepire la casa sia cambiato è oramai una certezza: il concetto di “bene” coesiste - e in alcuni casi ha addirittura lasciato il posto - a quello di “servizio”.

Con la complicità di una domanda in forte crescita e di rendimenti che portano agli operatori fino a due punti percentuali in più rispetto agli investimenti nel comparto residenziale classico, come nel resto del mondo anche in Italia da qualche anno si sta affermando una nuova tendenza/esigenza abitativa: il micro-living.

Questo termine ha una duplice accezione: residenziale e commerciale.  Della prima categoria fanno parte le locazioni di appartamenti per gli studenti, per i professionisti e per le famiglie, nella seconda rientrano le soluzioni come aparthotel, serviced apartment e corporate housing ovverosia una sorta di modelli abitativi organizzati che offrono alcuni servizi propri del comfort alberghiero nella dimensione domestica.

Il micro-living riguarda una tipologia di immobile - e sì perfino un concetto di vita - proprio delle grandi metropoli e delle città con un’alta densità abitativa dove le persone si spostano per lavoro o per studio o ancora che sono mete di turisti, i quali preferiscono il soggiorno in un appartamento a quello pianificato nelle strutture ricettive.

L’attitudine è quella di pensare a superfici da destinare a tutte quelle categorie di individui che reclamano nuove necessità abitative con un occhio al design e al buon gusto e alle recenti trasformazioni del tessuto urbano. Uno degli elementi caratterizzanti il micro-living è la posizione dell’immobile: la comodità rispetto al luogo di interesse che sia per studio, per lavoro o per turismo.

I valori aggiunti e fondamentali che ricercano i fruitori del micro-living sono: il non dover gestire le utenze e a volte neanche le pulizie e l’accessibilità ai servizi comuni condivisi (come ad esempio la palestra, la zona relax, il cinema, la reception, la zona cucina e le superfici verdi). Sono progetti che limitano lo spreco di spazio e dedicano maggiori risorse alle zone in condivisione rispetto a quelle private.

Per “dare i numeri”, in Italia la superficie per vivere in edifici con ambienti comuni è di circa 30 mq di Spl (superficie lorda di pavimento) mentre negli Stati Uniti d’America si parla di circa 25-38 mq a seconda delle città e in Giappone addirittura di 5,8 mq. Sempre rimanendo nel nostro Paese, le metrature di riferimento maggiormente richieste sono i 30 mq (per il monolocale) e i 40 mq (per il bilocale) e utilizzando gli spazi attraverso soluzioni di arredo studiate ad hoc, l’unità immobiliare risulta più ampia del 20% circa in più – in base all’uso e alle funzioni - rispetto alle sue dimensioni reali (fisiche).

La massima resa nel minimo spazio. Meno metri quadri disponibili ma che siano progettati nei minimi dettagli. Questi sono i pilastri principali del micro-livin: si sfruttano le altezze attraverso i letti soppalcati e le mensole ma anche i mobili multifunzione che si adattano alle più svariate necessità: alcuni esempi sono i tavoli che spariscono verticalmente o le pareti attrezzate che diventano un sostegno per la televisione, una credenza oppure una libreria. Le decorazioni da preferire di solito sono minimal, per evitare di appesantire gli ambienti.

Per ampliare lo sguardo oltre confine, i Paesi europei con il maggior sviluppo nel settore sono il Regno Unito e la Germania che ha il mercato delle locazioni più avanzato d’Europa per la fascia residenziale e dove i micro appartamenti sono più di duecentocinquantamila e il governo federale prevede investimenti annuali su tale mercato.

Il micro-living italiano è già una realtà solida che dà apprezzabili rendimenti, come si diceva all’inizio di questo articolo e ha buoni margini di crescita per chi è interessato a rispondere alla domanda che proviene dai lavoratori, dagli studenti e dai turisti.

Considerato inoltre che in Italia la metratura media degli appartamenti si aggira intorno agli 80/100 mq, il micro-living potrebbe trasformarsi in un’occasione di recupero per molti immobili che non trovano facilmente una collocazione sul mercato, se consideriamo che già nel 2016 l’Istat ci diceva che una famiglia italiana su tre è composta da una sola persona.

Concludo con una riflessione ancora: optare per metrature inferiori significherebbe altresì avere la possibilità di ampliare gli spazi verdi nelle nostre città sia in orizzontale sia in verticale e di risanare aree a volte abbandonate con tutto quello che ne conseguirebbe in termini di ripresa sociale e commerciale.

Avvocato Raffaella Alcaro

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